Premessa

Le attività multifunzionali dell’Agricoltura hanno avuto origine negli anni 70 con la nascita spontanea dell’agriturismo per poi completarsi nel corso degli anni, rispondendo con nuove attività alle crescenti esigenze manifestate dalla società moderna: Fattorie Didattiche, Fattorie Sociali, Vendita diretta ed altro. Attività queste che continuano a crescere ea registrare, ogni anno, un trend positivo, come evidenziato nell’ultimo rapporto ISMEA del 2018.

Ma, malgrado questo trend positivo, la crisi che investe l’agricoltura è cresciuta così come è cresciuto il distacco dall’agricoltura e da tutto ciò che essa rappresenta. Ciò, malgrado le esigenze manifestate da parte dei cittadini – turisti – consumatori che in qualche modo hanno invaso le campagne. Gli agricoltori, da parte loro, sono stati capaci di far comprendere che l’Agricoltura è un settore particolare perché nella sua pratica agisce e interagiscono fattori che dipendono dalla natura, dal territorio, dal clima, dall’operato degli altri settori economici (trasformazione, trasporti, commercio) e non quell’insieme di arretratezza che ancora i libri scolastici descrivono.

L’agricoltura è il settore che più si è evoluto nella storia e più si è adeguato alle esigenze della società che chiede protezione e tutela dell’ambiente, cura del paesaggio, soddisfazione della crescente domanda in tema di vacanza, ristorazione, gestione del tempo libero , educazione alimentare, qualità e sicurezza alimentare, ecc., mantenendo la funzione principale che è quella di produzione di cibo.

Fermo restando che le sole attività multifunzionali non avrebbero potuto risolvere i problemi dell’Agricoltura: la concorrenza, gli alti costi di produzione, i bassi prezzi alla vendita, la burocrazia, ecc. ma, sicuramente, avrebbero potuto e dovuto creare un’attenzione e un interesse diverso.

Infatti, mentre l’agriturismo prendeva piede, si normava, si organizzava, si promuoveva e si sviluppava, arriviamo negli anni ’90, quando l’Agricoltura italiana fu sottoposta agli attacchi dell’opinione pubblica perché considerata responsabile del degrado ambientale a causa delle lavorazioni forzate per rendere il territorio più adatto alle colture intensive e per l’uso indiscriminato della chimica nelle coltivazioni. Gli agricoltori erano additati come attentatori, anche, della salute dei cittadini – consumatori. Le aree rurali, l’agricoltura, gli agricoltori piombarono in uno stato di abbandono, di isolamento perché si era creato un forte distacco tra la città e la campagna e, soprattutto, tra le nuove generazioni e il mondo dell’agricoltura nel suo complesso.

Non bastava ricordare che lo sviluppo di un’agricoltura moderna, intensiva e specializzata, non solo in Italia, era stata necessaria per debellare la fame nelle città, subito dopo la guerra e che la Comunità Europea aveva investito e incentivato l’uso della chimica e la meccanizzazione al fine di produrre di più. E mentre gli agricoltori che si erano resi disponibili a ciò subivano ingiusti attacchi, l’Agricoltura divenne oggetto di interminabili discussioni nei salotti televisivi che ne evidenziamo solo gli aspetti negativi.

Allora, bisognava intervenire per contribuire a ripristinare il contatto tra la campagna, intesa come sintesi di agricoltura, ambiente, natura, arte e cultura ei cittadini, in particolare le giovani generazioni, affinché possano arricchire la loro cultura e scoprire che c’è una mondo diverso fuori dalla città, un mondo che ha altri colori, altri odori, altri sapori e tempi di vita più quieti.

Ripristinare, quanto più possibile, la giusta considerazione verso gli agricoltori e verso l’agricoltura non era semplice. Né le misure dell’Unione Europea che già puntava ad un’agricoltura più sostenibile e, quindi, verso l’integrato, il biologico, ecc. Erano sufficienti per far cambiare l’opinione che si era creata, anzi venivano elevate anche protestate perché l’Unione Europea e lo stato riempivano di soldi gli agricoltori senza merito. Da ciò, quindi, la necessità di recuperare un consenso sociale verso l’agricoltura e gli agricoltori per il nuovo, inedito ed insostituibile ruolo che essi hanno proprio nella preservazione e difesa dell’ambiente e del territorio, per la qualità dei prodotti, per la sicurezza alimentare.

Quindi, fra le tante iniziative, le fattorie didattiche sembravano essere la soluzione per avvicinare le giovani generazioni alla campagna in tutti i suoi aspetti e per far conoscere il vero mondo dell’agricoltura e degli Agricoltori. E, quindi, gli agricoltori, così come avevano già fatto per l’agriturismo, aprendo le loro aziende, le loro case per accogliere gli ospiti per le loro vacanze, il loro tempo libero, ancora una volta si reinventano e trasformano le loro aziende in aule didattiche.

Si comprende in seguito, anche se vi erano stati già delle esperienze significative in alcune regioni, che le aziende agricole potevano essere il luogo adatto per accogliere persone con disagio ai fini del recupero psico – fisico e dell’inclusione sociale. Nasce, quindi l’Agricoltura Sociale: un insieme di interventi che uniscono l’attività agricola a quella sociale, con l’obiettivo di produrre allo stesso tempo beni e servizi utili alla collettività.

E la vendita diretta, nata come conseguenza dell’agriturismo, diventa un’ulteriore attività che, sebbene non sia ritenuta attività connessa, rientra a pieno titolo fra le attività multifunzionali. Nascono anche gli agriasilo, le attività ludiche e sportive strettamente legate all’agricoltura e, naturalmente, anche altre attività tipo la produzione di energia, il riciclo, ecc che rientrano fra le attività multifunzionali dell’agricoltura.

Naturalmente, assecondare le esigenze dei cittadini – consumatori, diversificando e allargando le attività agricole, è significato, o quantomeno questi erano gli obiettivi:

  1. Scelte produttive legate alla qualità e alla tipicità dei prodotti che attraverso la vendita diretta e la somministrazione dei pasti, consentono di catturare altre quote di valore aggiunto e, quindi:
    • Valorizzazione dei prodotti tipici;
    • Nuove iniziative nella trasformazione dei prodotti;
    • Qualificazione e certificazione dei prodotti;
    • Possibilità di ammodernamento delle aziende e di sviluppo delle tecnologie attraverso il trasferimento di risorse finanziarie da altri settori all’agricoltura;
  2. Risanamento e adattamento di vecchie case rurali;
  3. Tutela e valorizzazione delle risorse naturali presenti in azienda attraverso modi alternativi di uso del patrimonio agro-ambientale;
  4. Possibilità di stabilire sinergie positive con il contesto territoriale naturale (paesaggio rurale, risorse naturali) e antropizzato (risorse artistiche, patrimonio storico-culturale) che vanno valorizzati perché costituiscono uno dei fattori produttivi dal punto di vista turistico dell’impresa.
  5. Uscire dall’anonimato e dall’isolamento;
  6. Conoscere direttamente i consumatori;
  7. Realizzare un progetto di futuro aziendale per i propri figli;
  8. Integrazione del reddito agricolo.
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